»LIMONOW«


von
Emmanuel Carrère



Die unautorisierte Webseite zum Buch.
Von den Machern von Limonow.de

zurück

Limonov, che razza d’uomo!

Nostra intervista al francese Emmanuel Carrère, autore di quel che è stato definito «il libro del 2012». «Ho voluto raccontarne lo spirito avventuroso, la volontà incrollabile».

Alla scrittura vengono attribuiti dalla notte dei tempi diversi compiti. Certamente uno di questi è l’evasione dalla realtà ma soprattutto la capacità di precipitarci dentro l’animo umano, rilevando e rivelando i vicoli ciechi del nostro animo, le contraddizioni e persino il nostro lato oscuro, affascinante almeno quanto inconfessabile. Posta tale premessa appare più facile spiegare perché «Limonov», l’ultimo libro dello scrittore e sceneggiatore francese Emmanuel Carrère (edito da Adelphi, pp.356, euro 19) abbia riscosso grande successo fra critici e lettori, sino ad essere considerato da più parti come il libro dell’anno appena trascorso. Punto di forza è la capacità con cui l’autore — già noto al grande pubblico per «L’Avversario», e «Vite che non sono la mia» — racconta con equilibrio e indispensabile sospensione di giudizio morale la vera vita avventurosa di Eduard Savenko detto Limonov, 69 anni, poeta scrittore e attivista ucraino, considerato un eroe o una carogna, a seconda dei punti di vista.

Con Limonov, Carrère racconta in undici intervalli temporali una vita degna di un romanzo russo, in cui il protagonista veste i panni del teppista di strada, del maggiordomo newyorkese di lusso, del provocatorio intellettuale parigino e persino del mercenario nei Balcani al fianco di Radovan Karadžic, noto criminale di guerra serbo. Ma non si fa in tempo a condannare moralmente Limonov che lo si ritrova oggi, 69enne, alla guida de «L’Altra Russia», partito popolare dal sentore nazional-bolscevico che osteggia Putin apertamente e lo sfida sulle pubbliche piazze.

Abbiamo raggiunto telefonicamente l’autore per aiutarci a comprendere il perché di tanto fascino attorno ad un antieroe per antonomasia.

— Monsieur Carrère, la prima domanda è d’obbligo: perché ha scelto Limonov?

— Ho scelto lui proprio perché a metà strada fra una personalità discussa e uno sconosciuto, non si tratta certo di un uomo di chiara fama come Solženicyn, piuttosto è un uomo controverso, con cui si potrebbe avere anche un rapporto personale certamente ricco di sorprese.

— Ha dichiarato che c’è una parte di Limonov in tutti noi. A cosa si riferisce?

— Credo che sia qualcosa affine al nostro lato infantile. In Limonov spicca lo stile avventuroso, la sua fiera volontà di essere un eroe, rifiutando una vita comune, senza cedere mai alla rassegnazione. Noi tutti, in tenera età, abbiamo ambito ad essere i più forti ma poi la vita ci ha fatto abbassare le orecchie. Limonov, invece, ha una cieca fedeltà al suo sogno di ragazzino. Mi ha subito affascinato la sua volontà incrollabile di andare sempre avanti, di non farsi mettere i piedi in testa da nessuno, senza alcun compromesso.

— Ci sono stati momenti in cui ha messo in dubbio il valore di questo libro?

— Limonov ha richiesto quattro anni di lavoro, ma in mezzo c’è stata una lunga interruzione, durata quasi un anno. Mi sono fermato, in preda ai dubbi, chiedendomi se non mi fossi sbagliato sul conto di Limonov. Chiariamoci, indiscutibilmente lui è un cattivo soggetto, almeno in parte, ma io mettevo in dubbio persino il fatto che lui potesse essere il protagonista perfetto per il mio libro. Pensi che inizialmente il titolo che avevo pensato era proprio «Un cattivo soggetto», ma per circa un anno fui completamente preda dei dubbi». Un personaggio a dir poco controverso, del resto ha dichiarato che durante la scrittura ha dovuto sospendere il suo giudizio morale… «Ha ragione. Tuttavia, in definitiva, credo di non averlo mai sospeso davvero, pensi che ancora oggi ho giudizi mutevoli, persino contrastanti su Limonov. Ovviamente condanno severamente il suo sostegno al fianco dei serbi ma non riesco a condannarlo in modo definitivo.

— Ha mai avuto il dubbio che Limonov potesse risentirsi del libro?

— Durante la stesura di altri libri precedenti spesso mi sono chiesto se ciò che stavo scrivendo avrebbe arrecato dispiacere a qualcuno, invece stavolta non ho mai avuto il timore che potessi offendere proprio lui, Limonov. In primo luogo perché è un personaggio pubblico ma soprattutto perché lui stesso si è messo al centro dell’arena e ha scritto di molti altri, senza alcun scrupolo di coscienza. Sono ormai convinto che sia dotato di una pelle coriacea capace di fargli sopportare tutto. Ovviamente il fatto che il mio libro gli sia piaciuto mi ha gratificato ma anche se così non fosse stato, la cosa non mi avrebbe dato il minimo turbamento.

— Limonov oscilla fra luci e ombre, fra le stelle e le stalle. Che futuro prevede per lui?

— Ottima domanda. Tutta la parte finale del mio libro ruota attorno a questa domanda, in fondo. Limonov ha quasi settant’anni, è in ottima forma fisica ma considerando la sua vita alla stregua di un romanzo, quello attuale non è affatto un bel capitolo e ho l’impressione che la sua carriera politica sia arenata nonostante le sue ambizioni rivoluzionarie siano pressocché immutate. Certamente, se Limonov potesse scegliere, non vorrebbe mai spegnersi in modo borghese, nel suo letto e magari nel sonno, ma preferirebbe, senza dubbio, essere abbattuto da una raffica di mitragliatrice durante una nuova battaglia. In un suo vecchio testo, Limonov ha scritto che pur avendo fatto tanto, non ha mai fondato una religione. Ecco, magari il suo prossimo passo potrebbe essere quello di vestire i panni del guru, del resto è già attorniato da molti giovani fanatici della sua parola o magari potrebbe diventare un vecchio saggio, qualcosa di simile ad un santone asiatico. È una domanda aperta, staremo a vedere. Ma l’unica cosa che Limonov non desidera è quella di andare incontro ad un pensionamento tranquillo. E neanch’io glielo auguro, del resto sarebbe un vero peccato, non trova?.


Francesco Musolino | «Gazzetta del Sud», 23.01.2013

Emmanuel Carrère

Original:

Francesco Musolino

Limonov, che razza d’uomo!

// «Gazzetta del Sud» (it)
23.01.2013