»LIMONOW«


von
Emmanuel Carrère



Die unautorisierte Webseite zum Buch.
Von den Machern von Limonow.de

zurück

Limonov di Emmanuel Carrère

Sandra Bardotti

Di tutti i luoghi del mondo, continua Eduard, l'Asia centrale è quello in cui si trova meglio. In città come Samarcanda o Barnaul. Città schiantate dal sole, polverose, lente, violente. Laggiù, all'ombra delle moschee, sotto le alte mura merlate, ci sono dei mendicanti. Un sacco di mendicanti. Sono vecchi emaciati, con i volti cotti dal sole, senza denti, spesso senza occhi. Portano una tunica e un turbante anneriti dalla sporcizia, ai loro piedi è steso un pezzo di velluto su cui aspettano che qualcuno getti qualche monetina, e quando qualche monetina cade non ringraziano. Non si sa quale sia stata la loro vita, ma si sa che finiranno nella fossa comune. Sono senza età, senza beni, ammesso che ne abbiano mai avuti - è già tanto se hanno ancora un nome. Hanno mollato tutti gli ormeggi. Sono dei relitti. Sono dei re.

"Teppista in Ucraina, idolo dell'underground sovietico, barbone e poi domestico di un miliardario a Manhattan, scrittore alla moda a Parigi, soldato sperduto nei Balcani; e adesso, nell'immenso bordello del dopo comunismo, vecchio capo carismatico di un partito di giovani desperados. Lui si vede come un eroe, ma lo si può considerare anche una carogna: io sospendo il giudizio", si legge nelle prime pagine di Limonov di Emmanuel Carrère, un testo a metà tra romanzo e reportage dedicato alla figura di Eduard Veniaminovich Savenko, scrittore russo, dissidente politico, oppositore al governo di Vladimir Putin, fondatore del Partito Nazionale Bolscevico.

Perché Limonov? Perché la sua vita ci racconta qualcosa di noi, di quello che è stata la nostra storia a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. Ma anche perché la sua esistenza spericolata, contorta, scandalosa, che è già di per sé un'avvincente trama romanzesca che chiede solo di essere raccontata, permette a Carrère di riannodare alcuni fili della sua stessa vita. È lo scrittore stesso, infatti, un personaggio fondamentale del romanzo che sta scrivendo, che si mette in mostra, si racconta e si espone pubblicamente.

Carrère parte da dove tutto è iniziato, dalla nascita di Eduard Savenko a Dzerzhinsk in Ucraina nel febbraio 1943, pochi giorni prima della capitolazione della sesta armata tedesca e del rovesciamento delle sorti della guerra. È un figlio della vittoria, uno di quelli per cui anche in futuro Stalin rimarrà l'uomo che ha sconfitto i nazisti e liberato l'umanità intera nel momento più tragico della sua storia. Suo padre è un ufficiale del NKVD, sua madre è una donna dura. Il piccolo Eduard cresce a Saltov, dove la famiglia è stata assegnata, in un agglomerato proletario povero e degradato dove la delinquenza dilaga. Non vuole diventare come suo padre, che si è fatto passare avanti nella carriera militare da uomini molto meno validi. Non sa che farsene di una vita inquadrata; vuole farsi rispettare, vuole una vita libera, da uomo. Fare il criminale è una carriera seria, con un suo codice di comportamento, e uno come Eduard non si accontenta di essere uno scagnozzo qualsiasi. Vuole diventare un re del crimine. Il suo carattere turbolento lo fa conoscere alla polizia sin da quando ha quindici anni. Finisce più volte in galera. Una figura importante della sua adolescenza sarà quella di Kadik, un giovane che vuole sfuggire al destino di chi cresce a Saltov diventando un artista. Sotto la sua influenza scopre il dandismo, inizierà a fare la vita del bohémien e a scrivere poesie. Ma presto capisce che la vita vera non si svolge nella periferia di Char'kov. È a Mosca adesso che succedono le cose. Eduard vi si trasferisce nel 1967. Tirerà avanti per un periodo cucendo vestiti (aveva scoperto la sua abilità nel cucito già qualche anno prima) e inizierà a frequentare il fervido ambiente culturale underground che si oppone al regime, continuando a scrivere e guadagnandosi una certa popolarità. Sposerà una donna bellissima. Eppure nemmeno Mosca gli permette di vivere la vita che vuole senza scendere a compromessi. Così nel 1974 è pronto al grande passo: emigrare negli Stati Uniti. A New York si ritroverà a fare i lavori più disparati. Inizierà a scrivere romanzi, a frequentare ambienti esclusivi, collaborerà nella redazione di un quotidiano russo. Intanto il matrimonio va in frantumi e per Eduard inizierà un buio periodo di difficoltà economiche. La vita degli emigrati russi non è certo un paradiso. Nel 1980 si trasferisce a Parigi e inizia a frequentare i circoli culturali paragini, dove gode di una discreta fama. Nel 1982 sposa Natalia Medvedeva, conosciuta a New York alcuni anni prima. Nel 1987 gli viene concessa la cittadinanza francese. Negli anni Novanta torna in Russia e inizia la carriera politica. Fonda la rivista Limonka. Tra il 1991 e il 1993 partecipa anche ad alcune operazioni militari in Yugoslavia e al conflitto tra Georgia e Abkhazia. Nel 1994 fonda il Partito Nazionale Bolscevico. Nel 2000-2001 progetta un'invasione militare del Kazakistan per difendere la popolazione di lingua russa. Nell'aprile del 2001 viene accusato per traffico di armi e creazione di unità armate clandestine. Finisce in galera per un paio di anni ma continua la corrispondenza con i seguaci. Così va avanti l'attività dissidente di Limonov fino a oggi. Tra il 2007 e il 2009 partecipa ad alcune marce antigovernative contro Putin e viene più volte arrestato.

Limonov di Carrère è un eccezionale esempio di new journalism, o come vogliamo chiamarlo, che ci conquista con una scrittura incalzante e la storia di una vita senza dubbio straordinaria. Carrère ci regala un ritratto a tutto tondo, dalle mille sfaccettature, di un uomo che riesce a stupirci, appassionarci, commuoverci, imbarazzarci, talvolta persino disgustarci, pur conservando sempre l'orgoglio di chi ha vissuto la vita e non si è mai lasciato travolgere dalla mediocrità.


«Wuz», 9 novembre 2012

Eduard Limonow

Original:

Sandra Bardotti

Limonov di Emmanuel Carrère

// «Wuz» (it),
09.12.2012