»LIMONOW«


von
Emmanuel Carrère



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Limonov, il libro cult dell’anno

Lorenzo Castelli

Il 2012 porta la firma di Emmanuel Carrère: gli ultimi cinquant’anni di storia raccontati con la vita di un solo, eccentrico e detestabile uomo.

Uscito a settembre del 2012 e già alla quinta ristampa, Limonov di Emanuele Carrère, edito da Adelphi e tradotto da Francesco Bergamasco, si è ritagliato uno spazio in cima alle classifiche dei libri più venduti come bestseller di qualità. In breve tempo è diventato un oggetto di culto ed è riuscito a conciliare, come di rado accade, i favori di pubblico e critica.

Eduard Limonov, nom de plume di Eduard Veniaminovich Savenko, è un personaggio fuori dagli schemi che rifugge da ogni etichetta. Rivoluzionario, dissidente, estremista “rossonero”, guerrigliero, attivista, politico, scrittore e poeta sono solo delle marche che colgono aspetti relativi a un certo capitolo della sua storia, ma non ne afferrano l’essenza. Il condensato della sua vita — peccando inevitabilmente di presunzione — può forse esprimersi nell’incarnazione del politicamente scorretto e di un eroismo disperato. Nasce in Russia, povero, nel 1943, e dall’adolescenza in poi mette insieme tutto quello che ha a disposizione per dare una svolta alla trama del racconto che qualcun altro sta scrivendo per lui — il finale del quale è una condanna a morte nel grigiore dell’anonimato russo. Ma, nel meta-racconto della Storia, Limonov vuole un posto, e lo vuole a tutti i costi da protagonista. Dal retroscena deve irrompere nella ribalta e non ci sono alternative. Fin da giovanissimo, quindi, inizia a sviluppare tutti i tratti di una personalità adatta allo scopo: eccentricità, egoismo e determinazione sono i requisiti che gli servono e ne possiede in quantità. Si dedica, con tutta la disciplina che questo esercizio richiede, al culto della personalità. I risultati saranno impressionanti e, senza indugi, lo rendono il protagonista ideale di una biografia da leggere. Ma Limonov non è solo questo. Anzi, costringerlo in un libro è un’impresa molto ambiziosa. Le 356 pagine a disposizione del lettore sono sufficienti appena per capire che questo personaggio non è collocabile all’interno del solito schema narrativo già collaudato. Limonov infrange tutte le regole e le uniche che rispetta se le fa da solo, è un fuorilegge che non si lascia acciuffare nemmeno da una penna. Le parole sembrano, ogni volta, arrivare con leggero ritardo. Esaurita una descrizione, Limonov è già da un’altra parte e in altre vesti, pronto a ricordare che lui è una figura mitologica e la mitologia non può esaurirsi in una semplice biografia. Le sue metamorfosi sono tutte a servizio del mito.

L’unico fil rouge che percorre il libro dall’inizio alla fine è il bisogno, quasi fisiologico, di notorietà, declinato sempre in modi diversi a secondo delle fasi biografiche. È una parabola che, in tempi di videocrazia, conosciamo già molto bene: un racconto post-moderno dove la verità coincide con la visibilità e il bene è funzione del celebre. Senza scadere in riflessioni banali sulla decadenza dei valori o scomodare slogan sessantottini di debordiana memoria, all’alba del XXI secolo, Limonov è una metafora compiuta dell’ambiguità, delle contraddizioni e dei conflitti che germinano all’interno di ogni essere umano — conflitto che non si risolve da vivi, pena la disumanizzazione. Ed è per questo che parla bene di noi: Limonov è come noi. Si dimostra sempre all’altezza del suo personaggio, ma è anche antipatico all’estremo. Un anti-eroe all’origine di tante dissonanze cognitive. Perfino nei momenti in cui si trova a tu per tu con il dolore riesce difficile simpatizzare con lui. È un personaggio allergico e non si dimentica mai di essere sprezzante, non solo nei confronti dei suoi compagni di avventura ma anche dei suoi lettori (lo stesso Carrère ammette di non soffrirlo il più delle volte). L’allergia è ancora più esasperante quando si capisce essere funzionale alla sua illimitata fame di celebrità. Limonov attrae e repelle con forza uguale e contraria.

Il suo racconto non può che titillare i desideri più ovvi di uomini cresciuti in democrazia liberal-hollywoodiana, dove la gloria è importante quanto l’ossigeno. Tutto l’Occidente è attanagliato (magari in maniera meno teatrale) dagli stessi conflitti morali del Nostro. Ma Limonov si carica tutto sulle spalle e, come un Cristo, si immola anche per chi ne custodisce e ne celebra il mito, tra i quali i lettori di questo libro.

Emmanuel Carrère, con una scrittura agile e uno stile a tratti troppo giornalistico — il debito verso il new journalism di Truman Capote e soci è evidente —, come una guida turistica molto premurosa e un acuto indagatore della psiche umana, accompagna il lettore per tutti i luoghi di un universo affascinante, anteponendo all’occorrenza la verità narrativa alla verità storica. Decide di imbastire la storia rispettando la cronologia degli eventi, ma dietro l’angolo si nasconde il pericolo di sovraccarico informativo: l’universo Limonov è così fitto di storie e personaggi che rischia di collassare su se stesso. Dal post-stalinismo di Cruscev al neo-sovietismo di Putin — passando per gli Stati Uniti, la Francia, l’India, il Kazakistan e la guerra in Iugoslavia — i fondali, gli attori e le sceneggiature da recitare cambiano costantemente. E i nomi russi, da Dostoevskij e Tolstoj in poi, è sempre difficile imprimerli nella mente.

L’opera di Carrère, inoltre, è da un lato molto singolare: è la biografia di un uomo ancora vivo. Si tratta di un work in progress, incompleto per costituzione. Lo stesso scrittore potrebbe aggiornarlo alla versione 2.0. Nel frattempo, ad integrare la biografia in fieri ci pensa internet: il settantenne Limonov è stato arrestato la notte del 31 dicembre insieme ad altri 25 attivisti per una manifestazione non autorizzata in difesa dell’articolo 31 della costituzione russa, che stabilisce il diritto di assemblea dei cittadini. Quest’uomo, nonostante l’età, ha ancora tanto da raccontare e farà a lungo parlare di sé.

Le passioni non si sono ancora stemperate e l’hype che sprigiona da questo libro è un’arma molto potente — capace di orientare le valutazioni a priori in una scala di pregiudizi che va da bello a bellissimo —, ma la lettura è il pretesto ideale per ripassare la storia degli ultimi cinquant’anni del Novecento a braccetto con un personaggio che è un (anti-)eroe e un equilibrista sempre a un passo dal baratro. Aspettiamo che passi, senza fretta, la «sbornia Limonov». Perché, come tutte le mitologie, non basta un libro per esaurirla.


«L’Indro», 1 febbraio 2013

Eduard Limonow

Original:

Lorenzo Castelli

Limonov, il libro cult dell’anno

// «L’Indro» (it),
1 febbraio 2013